LIBERO FISCHIO IN LIBERO STATO

Un anno fa, alla manifestazione del primo Maggio, la presenza del PD aveva scatenato queste reazioni: –>clicca qui<–

Questa era l’opinione della gente che raramente ha l’occasione di dire in faccia agli amministratori che da 20 anni gestiscono le casse comunali e nazionali, quel che di solito si urla contro la televisione quando si vedono comparire nei programmi di politica.

Quest’anno cosa sarebbe potuto cambiare?

Niente se la politica locale e nazionale del PD non avesse invertito la rotta. Infatti, invece di fare tesoro delle contestazioni del 2013, hanno pensato di risolverla con un servizio d’ordine di tutto rispetto. Quindi il primo Maggio non come occasione di confronto (se pur acceso e non sto ad elencarvi gli innumerevoli validi motivi) ma l’occasione di fare una sfilata promozionale lontano da contestatori indiscreti e fischi di fondo mentre il politico di turno rilascia interviste e fa comizi.

Le prime tensioni si creano fin da subito, quando cominciano le contestazioni dei cittadini, in direzione del PD (e non solo verso il sen. Esposito). Un pò come andare ad una manifestazione contro la caccia e ritrovarsi una parte del corteo con persone che indossano grandi e vistose pellicce. La presenza del PD è stata da molti recepita come una provocazione fatta da esperti del mestiere, che per evitare scontri, avrebbero potuto evitare di partecipare dando un esempio umiltà e nel frattempo, conquistare con i fatti il diritto a poterne fare parte.

Invece ieri pomeriggio ho potuto vedere con i miei occhi, come le forze dell’ordine siano state usate contro una parte del corteo, la più consapevole, quella che ha saputo raccogliere la disperazione di molti disoccupati, riuscendo a convogliarla non nella violenza, ma nella sacrosanta contestazione pacifica.

Poco prima di arrivare in Piazza San Carlo, per permettere al PD di fare il proprio ingresso e riempirsi la bocca di parole e ideali a lungo disattesi, la polizia decide di interrompere il proseguimento del corteo subito dopo il loro passaggio e quindi con la forza, di permettergli l’utilizzo di una piazza pubblica senza essere contestati.

Un uso privato di una manifestazione pubblica nella quale si è impedito, a suon di manganellate, il normale svolgimento dell’evento per tutelare l’immagine (e non la sicurezza, sia ben chiaro) di un partito politico.

Questo modo di agire, oltre ad essere molto poco di sinistra e molto più vicino all’estrema destra, comporta l’assunzione di responsabilità delle istituzioni, di eventuali comportamenti violenti sfociati a seguito delle botte, dei fermi, della restrizione della libertà di esprimere la propria opinione come tutelato dalla costituzione italiana dall’articolo 21. Criminalizzare degli onesti cittadini e trattarli come terroristi non fa che inasprire ulteriormente il clima sociale già fragile.

Se consapevolmente si è scelto di agire in questo modo immotivato, non è una follia che molta gente presente alle aggressioni (giovani studenti, anziani, bambini con genitori…) sia arrivata a pensare che per nascondere il dissenso dai media, si siano volutamente provocati degli scontri e acceso gli animi.
Per istigare il dissenso per trasformarlo in violenza e l’abuso di potere in legittima difesa, dove i carnefici diventano le vittime e le vittime reali additati come dei criminali.